Enrico (Chico) Schinetti
Scritti autografi


«Riflessioni autobiografiche»
CARLO SEVERA, in Carlo Severa. Cent’anni. Un’avventura creativa, catalogo [mostra personale, Firenze, Sala Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, 04-30/12/2012], pp. 23, 25, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze.

     Era mia intenzione al compimento dei 100 anni - sono nato a Firenze il 14 agosto 1912 - fare una mostra antologica.
     Mi sono però reso conto che reperire le opere sarebbe stato difficile, troppo faticoso, di conseguenza ho deciso di esporre lavori in prevalenza recenti, per la maggior parte conservati nel mio studio. A causa di mutazioni ambientali e culturali ho dovuto continuamente, con il passare degli anni, adeguare l'operazione artistica alla mia personale evoluzione. Le ultime opere rappresentano quindi la somma di molte esperienze.
     Pensando alla mia gioventù mi sembra di aver vissuto un'epoca primordiale: allora non c'era energia elettrica, si andava a letto a lume di candela. I piccoli centri si raggiungevano con la diligenza a cavalli, niente auto aereo e telefono; in compenso si poteva gustare il sapore genuino della frutta, il mare era pulito, le stagioni prevedibili ecc. ecc. Non è stato facile per me attraversare un periodo particolare di vita in cui la situazione politica tendeva a condizionare il mio libero pensiero, ancor più quando dovetti trascorrere quattro anni in divisa grigio-verde, prima in Jugoslavia, poi coinvolto nella tragica ritirata dal fronte russo. Tali esperienze per quanto ho visto e vissuto hanno trasformato radicalmente il mio concetto della vita, ed hanno, fra l'altro, provocato il collasso della mia situazione esistenziale ed economica. Un tempo c'era chi con le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo chiedeva la grazia, oggi il cielo è divenuto uno spazio più realistico e il rapporto con gli argomenti supremi è notevolmente cambiato. Improvvisamente è esplosa la modernità che ha trasformato l'ambiente e la vita degli uomini.
     Con i mezzi moderni possiamo seduti in poltrona goderci spettacoli di inaudita violenza che avvengono sul pianeta; poi si spegne la luce e si va a letto. Le macchine intelligenti fanno da sole il lavoro di molti uomini, mentre molti uomini disoccupati non sanno cosa fare, e ciò equivale al progresso. I popoli primitivi che vivevano, magari soddisfatti, nelle caverne, e traducevano le loro sensazioni in opere figurative con mezzi semplicissimi, i graffiti, dimostravano quanto fosse spontanea nell'uomo la necessità di esprimersi.
     Oggi l'arte è divenuta oggetto di dotte meditazioni e classificazioni. Per ragioni pratiche siamo riusciti anche a stabilire, in via teorica, il valore commerciale delle opere d'arte: la quotazione che però poco tiene conto del valore oggettivo privilegiando la firma e la dimensione. D'altra parte il mercato rispecchia la vita reale del paese che ha declassato l'Arte per mancanza di sensibilità di una classe politica priva di adeguata competenza, mentre è evidente per quanto ci stanno dimostrando, che il vero obbiettivo da raggiungere non è governare per il bene del paese, ma ottenere con ogni mezzo il personale arricchimento. Con tristezza desolante dobbiamo constatare che in tale situazione il nostro patrimonio artistico e paesaggistico, quanto ci è arrivato dal passato, versa in un progressivo decadimento. Stiamo perdendo per stupidità e ignoranza il bene più prezioso: la nostra storia, un patrimonio non riproducibile, che non può certo essere sostituito. Tuttavia ho fiducia che questo trascorso periodo di decadenza sia arrivato a una logica soluzione conclusiva e si possa iniziare finalmente una rinascita come è successo gloriosamente in altri momenti.
     Recentemente un mio amico pittore romano andava ripetendo con un atteggiamento superficiale e un po' spavaldo: "Son tempi duri - per i puri". Avevi ragione, caro amico.