Carteggio
FELICE CARENA, lettera da Venezia, ottobre 1964
Lettera pubblicata in Carlo Severa. Spazio: idea e sensazione, catalogo [mostra personale,
Firenze, Sala Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, 04-30/05/2010] a cura di LUIGI
CAVALLO, p. 28, tipografia editrice Polistampa, Firenze, aprile 2010.
«Caro amico. Ti ho sempre aspettato - mi avevi detto che in Settembre saresti venuto a Venezia ed ormai il Settembre è finito e temo che tu non verrai più […]. Ti ringrazio di avermi accompagnato al Poggio così ho visto ancora il caro amico - che mi ha lasciato un grande vuoto nel cuore e una immensa solitudine. Ora tocca a me - e cerco prepararmi ma non è facile - mi attira ancora la volontà di dipingere e ancora, come fossi giovane, spero di fare meglio domani se oggi lascio il lavoro triste e insoddisfatto. Tu lavori? se non vieni scrivimi dimmi anzi tutto di tua madre e di te […].
Ti abbraccio caro amico [...] Tuo Carena»
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MARIO MAFAI, lettera da Roma, 26 settembre 1958
Lettera pubblicata in Carlo Severa. Spazio: idea e sensazione, catalogo [mostra personale,
Firenze, Sala Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, 04-30/05/2010] a cura di LUIGI
CAVALLO, p. 25, tipografia editrice Polistampa, Firenze, aprile 2010.
«Come al solito la burocrazia è più lenta delle nostre previsioni e soprattutto della nostra fantasia: niente di nuovo, non sanno niente, non hanno ricevuto niente e quindi le cose procederanno come per l'anno passato. Io sono contento di tornare a Firenze a cui mi sono affezionato e di riparlare e rivedere il caro Severa a cui anche sono affezionato. Parlai molto tempo fa con [...] e mi assicurò che avrebbe sistemato l'aula. Fammi sapere come sta la situazione nel caso negativo insisterò. Se vieni a Roma mi sarà gradita la tua visita.»
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FELICE CARENA, lettera da Venezia, agosto 1946
Lettera pubblicata in Carlo Severa. Spazio: idea e sensazione, catalogo [mostra personale,
Firenze, Sala Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, 04-30/05/2010] a cura di LUIGI
CAVALLO, p. 22, tipografia editrice Polistampa, Firenze, aprile 2010.
Dopo gravi traversie personali e politiche, Carena si era trasferito da Firenze nella città lagunare
«Carissimo Severa. Grazie di avermi scritto. Molte volte mi ero chiesto in questi mesi il perché del tuo silenzio. Silenzio che mi dava una grande pena e non ne capivo la ragione. Finalmente è venuta la tua parola e ti ho ritrovato. Tu sai quanto affetto ti ho sempre dato e tu sai cosa siano stati e sono per me i miei scolari e la mia scuola e quanto affetto mi leghi a quel passato. Tu sai meglio di tutti la tragedia del mio cuore e conosci tutte le pene - per questo appunto il tuo silenzio mi era più doloroso. Ma non parliamo più di questo ora che finalmente ti sei ricordato di me e con così buone parole hai parlato al mio vecchio cuore. Cuore veramente un po' stanco, ma tuttavia devo congratularmi con lui per la forza, la volontà colla quale mi ha sorretto in questo tremendo periodo della mia vita. Certo che la mia vecchiaia è dura, ma ha tuttavia una bellezza sua - ho tanto imparato in questi tempi di dolori e mi pare che a volte questo cuore sia diventato di pietra - e di pietra dura deve essere oggi il cuore per vivere in mezzo a questo branco di lupi che così sono diventati gli uomini. Ho molto lavorato - ho terribilmente e fortemente lottato in mezzo a difficoltà e freddezza e a volte mi pareva di cadere sotto un peso così enorme. Ma qui ho trovato anche bontà - ma non posso più avere fiducia in nulla e in nessuno - non credo più a nulla - ed invece amo ancora la vita - sopratutto per questa luce - unica cosa che mi addolora lasciare, non vederla più. Lavoro e tu lavora - tu che sei giovane - lavora sii libero di ogni pregiudizio, non ascoltare che il tuo cuore - ricordati di me qualche volta e parlami di Donatella [la figlia]. Tuo Carena»
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